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Comune di Fauglia Portale istituzionale dell'ente

Il Museo

Il Museo

La sede del Museo

Il museo Giorgio Kienerk è collocato nelle storiche carceri giudiziarie del Comune di Fauglia, poste sul retro del Palazzo Municipale che si erge nel centro del paese. Negli anni Settanta dell'Ottocento, anni contrassegnati dai lavori di riassetto del vecchio Municipio, fu costruito il palazzo degli Uffizj Pubblicisu progetto di Arturo Conti (1823-1900), architetto livornese, che possedeva una villa nei pressi del paese, al cui talento si deve la realizzazione di numerose strutture edilizie della zona. Il nuovo complesso municipale ospitava anche la Pretura, le carceri, la casa del guardiano e la caserma dei carabinieri.

 

La ristrutturazione delle ex-carceri

La ristrutturazione delle ex-carceri ai fini museali è stata resa possibile grazie ai finanziamenti che il Comune di Fauglia, a seguito della donazione di Vittoria Kienerk, ha ottenuto rivolgendosi al Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Nel giugno del 2006 sono iniziati i lavori di recupero dell'edificio che era in avanzato stato di degrado; il  fabbricato che consta di due piani è stato restaurato all'esterno e nella porzione di piano terreno occupata dal complesso carcerario; la ristrutturazione si è conclusa nel luglio del 2008, due mesi prima dell'inaugurazione del Museo Giorgio Kienerk (27 settembre 2008).

La riqualificazione del fabbricato è stata realizzata sotto la direzione delle architette Michela Pecenco e Marta Fioravanti che hanno operato nel rigoroso rispetto delle antiche strutture architettoniche, essendo le carceri sottoposte a vincoli conservativi. Gli ambienti del complesso penitenziario che oggi ospitano il Museo si prestavano d'altronde ad un funzionale percorso espositivo. L'assetto originario, nelle dimensioni e nell'aspetto, è stato quindi mantenuto, come sono stati conservati tutti i soffitti a volte. Quando è stato possibile, gli elementi originali debitamente restaurati (inferriate, finestre, infissi e porte) sono stati rimessi in uso, e in sostituzione dei materiali deteriorati e inutilizzabili, ne sono stati selezionati di nuovi, similari a quelli impiegati nell'Ottocento.
Nel contempo sono stati realizzati tutti quegli interventi necessari a rendere gli ambienti idonei ad accogliere una struttura museale, predisponendo gli opportuni impianti tecnici (climatizzazione, riscaldamento, illuminazione, deumidificazione, antifurto, antincendio, ecc.) confacenti alla conservazione di opere d'arte e rispondenti alle vigenti disposizioni di legge in materia di sicurezza, nonché di superamento delle barriere architettoniche.

 

La struttura del Museo

Il Museo è strutturato su due lunghi corridoi, forniti di ampie finestre, che si incontrano ad angolo retto in una stanza di passaggio. Alle estremità dei corridoi sono collocate l'entrata e l'uscita. Lungo entrambi i corridoi si aprono tre celle, piccoli vani bui dal soffitto fatto a volte di botte dotati ognuno di una finestra a bocca di lupo con robusta inferriata - dalla quale si intravede appena uno spicchio di cielo - che si apre su un ampio cortile a chiostra (cortile che un tempo verosimilmente era utilizzato per l'ora d'aria dei detenuti).
I vani, con gli interventi di ristrutturazione, sono stati collegati tra loro da aperture che li rendono comunicanti. Le sei celle e la stanza di passaggio fungono da sale espositive per le opere di Giorgio Kienerk che sono state ripartite negli ambienti per tema  o  per tecnica artistica.
Il Museo è completato da altre tre piccole stanze (oltre i servizi e il locale tecnico). Un ambiente è predisposto per conservare l'archivio dei documenti e la biblioteca con la produzione editoriale sull'artista; esso è accessibile, su richiesta e previa approvazione, soltanto dagli studiosi che vi si possono trattenere per la consultazione. L'ambiente attiguo, in corrispondenza dell'uscita, è destinato ai supporti didattici con postazione multimediale per i visitatori che vogliono perfezionare la conoscenza di Kienerk tramite la visione dei filmati dedicati all'artista o di argomenti a lui correlati. Infine un altro piccolo vano funge da deposito, inaccessibile al pubblico, dove sono conservati i negativi dei calchi in gesso della produzione scultorea, alcune opere ad olio di minore significato ed i disegni che non trovano collocazione nelle sale espositive.